venerdì 16 dicembre 2011

FOLLIA

Come invidio quelli che sanno tutto, quelli che hanno la vita sotto controllo, quelli che non sono mai spettinati, che sembrano appena usciti da una tintoria, tutti stirati e tirati a lucido; la pelle splendente, gli occhi aperti all´immenso, alla bellezza, all´energia; la vitalita´che muove ogni loro passo, loro che sanno gia´quali direzioni prendere, loro che hanno un amico in ogni porto, o in ogni porta, loro che sono invitati ad ogni evento, loro che sono sempre, perfettamente, perfetti, non sgarrano, non hanno paure strane, ne´attacchi di panico, non sforano, non osano, loro sanno gia´il copione delle loro giornate, dalla colazione alla cena mangiano sempre le stesse cose, nelle stesse quantita´, non si agitano, non ne hanno bisogno, per loro la vita e´semplice, seguono le regole, qualcuno ha gia´scritto loro le parole da dire, le persone da incontrare, i sentimenti da provare persino.
 Poi ci sono quelli come me. Noi siamo quelli che in alcuni periodi ci svegliamo la mattina e smadonniamo perche´cazzo, da ieri sera non e´cambiato niente; siamo andati a letto stanchi e tristi e ci siamo svegliati esausti e un po´smarriti. Non sappiamo bene dove siamo, si nella nostra camera da letto, certo, nella nostra casa che ci appare estranea, dove non esiste una sola cosa che in quei momenti ci vada bene, siamo nel nostro letto ma nella nostra testa non abbiamo una vera ubicazione. Affannosamente cerchiamo di immaginarci cosa potremmo fare oggi per provare un´emozione diversa da quella con cui ci siamo addormentati, come se avessimo avuto un sasso sul cuore e differente da quella con cui ieri mattina ci siamo svegliati, come se niente avesse avuto un senso, eppure, eppure nella lista delle cose da fare, nell´inventario di cio´che ci fara´sentire meglio non compare nemmeno una voce che possiamo realmente permetterci. Tutto quello che pensiamo e´che sarebbe stupendo se potessimo passare un paio di settimane nella SPA di Jennifer Lopez, magari a subire gli stessi trattamenti a cui lei si sottopone, oppure pensiamo a quanto ci piacerebbe fuggire in una specie di paradiso terrestre dove sole, mare, voci angeliche, sensazioni d´estasi e amore si prendessero cura della nostra depressione e riuscissero a tirarci fuori dal letto. Ci basterebbero anche solo un paio di giorni lontano da tutto, ma come fare i conti con i sensi di colpa per aver lasciato il bambino solo col papa´, cosa pensera´di me, come si sentira´, provochero´un trauma in questa sua infanzia che si ripercuotera´nella sua vita adulta e come conseguenza vivra´condizionato dalla sindrome dell´abbandono, non potra´mai avere fiducia in una donna? E come lasciare il papa´solo col bambino? Che moglie snaturata sarei a lasciare che mio marito si occupasse di casa, bambino, lavoro mentre io, me la godo sfacciatamente, mentre io cerco di riprendere in mano la mia vita, mentre cerco di dare un senso a cio´che senso non ha piu´.
Quelli come me si sentono un po´disadattati...ci sono momenti in cui ti senti come il diamante incastonato nell´anello della regina d´Inghilterra, come una delle vertebre della spina dorsale, ma altri...altri in cui ti trascini in cucina con l´immagine della ¨famiglia del mulino bianco¨, la tavola apparecchiata a festa, biscotti di ogni genere, marmellate, miele, burro, fette di granoturco da abissare nei tazzoni traboccanti di latte puro, sorrisi, abbracci, una sfilza di buon giorno-come stai-tesoro- ovvero una situazione in cui non puoi sentirti solo, non puoi sentirti male e invece, tu, rotoli in cucina come un´automa, sperando che nessuno ti veda. Occhiali da sole per nascondere le occhiaie, capelli che come acrobati sfidano qualsiasi forma di perfezionismo, camicia da notte con felpone natalizio, e soprattutto una gran voglia di piangere. Fare il caffe´e´uno sforzo sovraumano, ¨scecheri¨ la caffettiera per vedere se qualche folletto si e´intrufolato in cucina di notte, preparando un embrione di caffe´ da poter mettere sul fuoco velocemente, ma niente. La preparazione del caffe´ti costa una fatica immane, a volte rinunci, a volte persisti nella speranza di cominciare ad aprire gli occhi. Bevi il caffe´svogliatamente, cominci a rimuginare sulla tua vita, su come ti senti oggi, allora nel tragitto tra cucina e area notte, ti riprende una gran voglia di tornare sotto le lenzuola, ed essere risucchiata dal nulla.
Malgrado tutto trovi la forza di andare in bagno, il riflesso nello specchio e´un pugno allo stomaco. La tua pelle e´spenta e ruvida, gli occhi inespressivi, hai solchi che ieri non avevi, sembri triste, sei triste. Svogliatamente ti metti sotto la doccia e ripensi a com´eri bella in quel periodo in cui ti sentivi felice, come ti svegliavi la mattina e il tuo volto era un raggio di sole, non camminavi, danzavi, ogni colore, ogni odore, ogni espressione di vita ti riempiva il cuore. Ti lasciavi sorprendere da tutto, eri grata alla vita per tutto.
E adesso? Adesso ti infili nella stanza dei vestiti, dopo aver cercato di sistemare il sistemabile, il pensiero di cosa potresti metterti ti deprime ancora di piu´. Non ti vedi con niente. Perlomeno prima andavi al mare, avevi voglia di immaginarti in spiaggia, tra le onde frizzanti e i bagni di sole, adesso il solo pensiero ti abbatte e allora ti tieni il radioso colore da Hulk.
La giornata prosegue sullo stesso stile, stesso tono, stesso registro, ma adesso non hai nemmeno piu´voglia di scrivere. Una bacchetta magica ti ci vorrebbe, o le tre fatine della ¨Bella Addormentata¨a prendersi cura di te. Il genio di Aladino, la fata di Cenerentola, un angelo, insomma qualcuno capace e disposto a investire nella tua serenita´. Qualcuno che ridia un senso ai tuoi giorni, ai silenzi, ai capricci persino, qualcuno che ti abbracci consapevole, presente, qualcuno che ti senta da dentro e comprenda quel che non puoi spiegare. Un Dio, un Potere, un Mago, un essere umano come te, qualcuno.
Insomma quelli come me, con niente o quasi sotto controllo e men che meno le emozioni, a volte si sentono un po´folli. Penso che e´cosi´che devono sentirsi i ¨matti¨, con le sensazioni che provo io, con quel senso di spossatezza e abbadono, con quel senso di incomprensione e solitudine che ti inonda l´anima, per poi avvertire il vuoto, l´amarezza e ancor peggio la rassegnazione. Se parli non ti sentono, se agisci non ti vedono e allora ti prende il panico, ti rinchiudi nel tuo mondo, nel tuo guscio sepolto tra le pieghe dell´anima, e forse cominci a parlare a te stesso e ai tuoi fantasmi, agli amici che vorresti ti comprendessero, agli amori che vorresti ti rapissero, a chi potrebbe salvarti da te stesso e li´, in quel limbo ti senti protetto, ti senti vivo.

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